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La Corsa all’Oro Non Si Ferma: Fondi e Banche Centrali Alimentano il Rally del Metallo Giallo

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 14 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

di Filippo Sala


Nei primi mesi dell’autunno 2025 gli ETF sull’oro hanno registrato afflussi straordinari.

A settembre i fondi auriferi globali hanno fatto segnare il più alto flusso netto mensile di sempre, spingendo i flussi del terzo trimestre a 26 mld USD. In particolare:

  • Nord America: +10,6 mld USD in settembre (quarto mese consecutivo di afflussi). Gli investitori statunitensi, scoraggiati da tensioni commerciali, debito pubblico e tassi reali ancora elevati, hanno approfittato del rally e delle attese di ulteriori tagli.

  • Europa: +4,4 mld USD in settembre (terzo miglior mese storico). Il rialzo dei prezzi dell’oro e tassi reali in calo hanno spinto la domanda nei mercati di UK, Svizzera, Germania.

  • Asia: +2,1 mld USD in settembre, con contributi significativi da India (+0,9 mld), Cina (+0,62 mld) e Giappone (+0,42 mld). La debolezza delle valute locali e i rischi geopolitici regionali hanno rafforzato l’interesse degli investitori asiatici verso l’oro.

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Nel complesso, da inizio anno il metallo giallo ha attirato circa 64 mld USD di nuovi capitali in ETF.

La forte ascesa dei flussi ETF ha inoltre riportato le attività complessive mondiali legate all’oro a un nuovo massimo storico: l’AUM totale ha superato i 470 mld USD (3.838 tonnellate detenute).


Tassi reali e politica monetaria Fed

La politica monetaria è accomodante, alimentando il sostegno per l’oro. A settembre la Fed ha tagliato i fed funds di 25 pb al 4,00–4,25%, il primo calo dopo un lungo periodo. I mercati ora prezzano con quasi certezza ulteriori due riduzioni da 25 pb (ottobre e dicembre) entro fine anno. Tassi nominali in diminuzione e inflazione ancora elevata (circa il 2,9–3%) riducono i rendimenti reali a livelli bassi o addirittura leggermente negativi. I rendimenti reali dei Treasury USA, calcolati al netto dell’inflazione, sono sotto pressione riducendo l’appeal di titoli fruttiferi e favorendo l’oro. In sostanza, con l’inflazione ben sopra il target e Fed pronta a tagliare i tassi, il costo-opportunità di detenere oro si abbassa, sostenendo il rally.


Acquisti da parte delle banche centrali

La domanda istituzionale di oro rimane forte e strutturale. Anche ad agosto le banche centrali hanno continuato ad accumulare il metallo giallo a ritmi sostenuti. La People’s Bank of China ha riportato il decimo acquisto mensile consecutivo (+2 tonnellate), portando le riserve totali oltre 2.300 tonnellate. Altri acquisti mensili di rilievo provengono dalla Turchia (+2t) e dall’Uzbekistan (+2t).

Queste sono le principali stime:

  • Cina: +2t ad agosto (10º mese di fila), riserve oltre 2.300t.

  • Polonia: la banca centrale ha confermato l’aumento dell’obiettivo aurifero al 30% delle riserve (da 20%) e resta il maggior compratore dell’anno (67t acquistate da inizio 2025, portando l’oro al 22% delle riserve).

  • Russia: unico venditore di agosto (-3t, legati a conio di monete commemorative), ma nel complesso la Banca di Russia mantiene il profilo di grande detentore e punta alla diversificazione.

  • India: la quota dell’oro nelle riserve RBI è salita al 13,6% (da 9,3% l’anno scorso), portando il totale a circa 880t. Pur essendo meno attiva negli acquisti rispetto al 2024, la banca centrale indiana sta progressivamente aumentando l’esposizione aurea come forma di diversificazione.

In generale, più istituzioni (India, Cina, Turchia, Repubblica Ceca, Polonia, ecc.) continuano ad accrescere le riserve auree. Questi acquisti sistematici creano un solido supporto al rialzo del prezzo, andando oltre la volatilità dei flussi speculativi. Perciò la domanda istituzionale rimane forte e stabilizza i prezzi anche quando gli acquisti del mercato privato dovessero rallentare.

Central banks return to buying form in August - Source: IMF, respective central banks, World Gold Council
Central banks return to buying form in August - Source: IMF, respective central banks, World Gold Council

Contesto macroeconomico e tensioni geopolitiche

Alla base del rally dell’oro ci sono ovviamente anche vari fattori macro e di rischio globale. L’incertezza politica e fiscale (ad es. lo shutdown governativo USA di inizio ottobre) ha creato un clima di nervosismo sui mercati finanziari. I rischi geopolitici restano elevati: dal conflitto Russia-Ucraina alle tensioni in Medio Oriente, fino allo stallo politico interno (USA, Francia, ecc.) e alle preoccupazioni fiscali sui grandi debiti sovrani.

Infine, il dollaro debole amplifica la spinta rialzista. Nel 2025 il DXY si è indebolito significativamente e i timori sulla solidità fiscale USA ne hanno eroso la fiducia. Un dollaro più basso rende l’oro più conveniente per gli investitori internazionali e avvantaggia le quotazioni del metallo. L’inflazione globale ancora sostenuta fa infine aumentare il ruolo dell’oro come copertura.

In sintesi, persistenti pressioni inflattive, l’attesa di politiche monetarie ancora accomodanti e un contesto geopolitico instabile favoriscono la domanda per l’oro come asset di sicurezza.


Prospettive di mercato e report istituzionali

Numerosi analisti e banche d’investimento confermano uno scenario complessivamente rialzista. Goldman Sachs ha aggiornato al rialzo le sue previsioni, puntando ora a 4.900 $/oz a dicembre 2026 (da 4.300 $/oz) grazie ai forti afflussi ETF e agli acquisti centrali previsti. La stessa rileva che da inizio anno l’oro è salito più del 50% spinto da acquisti record delle banche centrali, forte domanda di ETF e dal dollaro debole; prevede inoltre acquisti annui di circa 80 t nel 2025 e 70 t nel 2026 da parte delle banche centrali, nell’ambito di una diversificazione strutturale delle riserve.

Morgan Stanley ha suggerito in settembre un’allocazione del 20% del portafoglio in oro come “copertura resiliente” contro l’inflazione.

Secondo la mia visione, l’oro dopo aver rotto ripetutamente i massimi, potrebbe puntare verso i 4.400–4.500 $/oz entro i prossimi trimestri, mantenendo una stima ottimistica.


In sintesi, sia i dati di mercato che le analisi convergono su un outlook positivo: bassi tassi reali, flussi persistenti nei fondi auriferi, acquisti istituzionali e tensioni globali creano un contesto favorevole a continuare a sostenere i prezzi dell’oro.

 
 
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