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La Fed Taglia i Tassi di 25 Punti Base: Powell Segnala Ulteriori Riduzioni nel 2025

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 17 set
  • Tempo di lettura: 2 min

La riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 17 settembre 2025 ha segnato un momento pivotal per la politica monetaria statunitense, con la Federal Reserve che ha optato per un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, riducendo il federal funds rate dal range 4.25%-4.5% a 4%-4.25%. Questa decisione, annunciata dal presidente Jerome Powell durante la conferenza stampa successiva alla riunione, rappresenta il primo allentamento dal dicembre 2024 e arriva in un contesto di dati economici che indicano un rallentamento del mercato del lavoro.


Nel dettaglio, la scelta di un taglio modesto riflette un equilibrio tra il bisogno di sostenere l'economia e la cautela nel non stimolare eccessivamente l'inflazione. Powell ha enfatizzato come il focus della Fed si sia spostato: "Il mercato del lavoro si è raffreddato, con rischi al ribasso che ora superano quelli legati all'inflazione", ha dichiarato, citando l'aggiunta di soli 22.000 posti di lavoro ad agosto – un numero ben al di sotto delle aspettative – e un tasso di disoccupazione salito al 4.3% dal 4.2% precedente. Questi indicatori, uniti a una crescita del PIL rivista all'1.6% per il 2025 (da 1.4% nelle proiezioni di giugno), hanno spinto il comitato a agire, riducendo la descrizione del mercato del lavoro da "solido" a "in rallentamento".


Nonostante l'unanimità apparente, emergono divisioni interne: il nuovo governatore Stephen Miran, recentemente confermato e con background legato a consigli economici conservatori, ha dissentito proponendo un taglio più aggressivo di 50 punti base, argomentando che un intervento più deciso sarebbe necessario per contrastare il deterioramento occupazionale. Questo dissenso, il primo significativo in questa fase del ciclo, sottolinea le tensioni all'interno del FOMC, dove nove membri prevedono tre tagli totali per il 2025, sei ne vedono solo uno, e uno addirittura sei, secondo l'aggiornato "dot plot" – il grafico delle proiezioni individuali dei tassi futuri.


Powell ha segnalato esplicitamente la probabilità di ulteriori tagli: "Prevediamo due riduzioni aggiuntive entro la fine dell'anno, per un totale di 75 punti base nel 2025, ma il percorso dipenderà dai dati in arrivo". Questo outlook include proiezioni di inflazione al 3.1% e disoccupazione al 4.5%, con un'ulteriore taglio mediano previsto per il 2026. Il presidente ha anche affrontato pressioni politiche, notando come critiche dal presidente Trump – che ha accusato la Fed di agire troppo lentamente – non influenzino le decisioni indipendenti della banca centrale. Miran, nominato su spinta dell'amministrazione, non ha alterato l'esito della riunione, ma la sua presenza potrebbe influenzare dibattiti futuri.


Globalmente, questa mossa potrebbe avere ripercussioni: per l'Europa, un dollaro più debole potrebbe alleggerire pressioni inflazionistiche; per mercati emergenti come l'India, potrebbe stimolare flussi di capitale. Esperti come Viram Shah di Vested Finance notano benefici per azioni tech e real estate, ma avvertono di potenziali rovesci se l'inflazione rimbalza.


In sintesi, la Fed naviga un'economia in transizione, privilegiando l'occupazione senza ignorare l'inflazione. Le riunioni di ottobre e dicembre saranno cruciali per confermare il percorso, con Powell che mantiene flessibilità: "Siamo pronti ad adattarci". Questo approccio cauto riflette un'economia resiliente ma vulnerabile, con implicazioni per investitori e consumatori globali.

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