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Verso un'Inflazione al 1% in Europa: Cina, Euro Forte e Petrolio Basso

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 11 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Di Filippo Sala

Negli ultimi mesi, l'economia europea è stata influenzata da una serie di dinamiche globali che potrebbero portare l'inflazione a stabilizzarsi all'1%.

In questa ricerca esamino nel dettaglio diversi fattori cruciali: costi di produzione cinesi in calo, aumento delle esportazioni di beni a basso costo verso l'Europa, un euro forte, crescita salariale in diminuzione e prezzi del petrolio bassi.

Analizzeremo come questi interagiscono per influenzare l'inflazione.


Contesto Economico e Introduzione

L'inflazione in Europa, misurata dall'Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (HICP), è scesa all'1,9% a maggio 2025, rispetto al 2,2% di aprile secondo le stime flash di Eurostat.

Le proiezioni della Commissione Europea indicano che l'inflazione nell'area euro potrebbe raggiungere il target del 2% della BCE entro metà 2025 e mediare l'1,7% nel 2026.

D'altra parte, fattori come quelli elencati nel paragrafo precedente potrebbero spingere l'inflazione ancora più in basso, verso l'1%.


Diminuzione dei Costi di Produzione in Cina

I costi di produzione in Cina sono diminuiti, come evidenziato dall'indice dei prezzi alla produzione (PPI), che è sceso del 3,30% a maggio 2025 rispetto all'anno precedente, segnando il 32° mese consecutivo di deflazione.

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Questo calo è attribuito a diversi fattori, tra cui la guerra commerciale con gli Stati Uniti, che ha portato a un eccesso di offerta nel mercato interno, e la diminuzione dei prezzi delle materie prime e dell'energia, inoltre le pressioni deflazionistiche persistono anche a causa delle tariffe statunitensi, che hanno aumentato le preoccupazioni per le esportazioni invendute, spingendo i prezzi domestici al ribasso. A tutto questo va aggiunto la caduta dei prezzi internazionali del petrolio greggio ha contribuito ad accelerare la deflazione in fabbrica.


Aumento delle Esportazioni di Beni a Basso Costo verso l'Europa

A causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, la Cina sta deviando le sue esportazioni verso l'Europa. Secondo un rapporto dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) del 16 aprile 2025, si prevede un aumento del 6% delle esportazioni cinesi verso l'Europa nel 2025, dovuto alla diversione del commercio a seguito delle tariffe imposte dagli Stati Uniti.

Questo aumento è particolarmente significativo considerando che nel 2024 l'Unione Europea ha importato beni per 560,36 miliardi di USD dalla Cina. I principali beni importati includono apparecchiature elettriche ed elettroniche, macchinari e veicoli che con costi di produzione ridotti, potrebbero essere offerti a prezzi competitivi, esercitando una pressione al ribasso sui prezzi al consumo europei.

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Euro Forte

L'euro si è rafforzato nei confronti del dollaro, in aumento di oltre il 9% rispetto all'anno precedente. Questa forza è evidente anche rispetto al yuan cinese, rendendo le importazioni più economiche per i consumatori europei.

Un euro forte significa che occorrono meno euro per acquistare beni stranieri, riducendo i costi delle importazioni e, di conseguenza, l'inflazione. Interpretando i dati macroeconomici, l'euro è previsto nei medesimi livelli di prezzo attuali entro la fine del secondo trimestre 2025, mantenendo questa tendenza al rialzo.

Fonte: Mataf - Currency strength
Fonte: Mataf - Currency strength

Crescita Salariale in Calo

La crescita dei salari nell'area euro sta mostrando una tendenza al ribasso. Nel quarto trimestre del 2024, la crescita dei salari è stata del 4,10% su base annua, con previsioni di un'ulteriore diminuzione al 3,70% per il secondo trimestre del 2025 e al 2,20% nel 2026.

Questo calo è supportato da dati del Indeed Hiring Lab, che mostrano una graduale diminuzione della crescita salariale dall'inizio del 2024, con proiezioni che indicano un rallentamento verso livelli coerenti con un target di inflazione del 2%.

Una crescita salariale più lenta significa minori costi per le imprese, che possono tradursi in prezzi più bassi per i consumatori, contribuendo a mantenere l'inflazione sotto controllo.



Prezzi del Petrolio Bassi

I prezzi del petrolio sono rimasti relativamente bassi, con il Brent che si attesta a circa 65 USD al barile a giugno 2025. Le previsioni indicano che i prezzi potrebbero rimanere stabili o addirittura diminuire ulteriormente, con il Brent previsto a 62 USD al barile nella seconda metà del 2025 e a 59 USD nel 2026, secondo l'EIA.

Secondo i dati a nostra disposizione prevediamo un Brent a 66/67 USD/barile per il 2025 e 58 USD/barile circa per il 2026, riflettendo una pressione al ribasso dovuta all'aumento dell'offerta e alla domanda globale più lenta. Prezzi del petrolio più bassi riducono i costi energetici, che sono un componente significativo degli indici di inflazione, contribuendo così a mantenere l'inflazione bassa. Leggi qui se vuoi approfondire la questione


Inflazione Attuale e Proiezioni

L'inflazione annuale nell'area euro è scesa all'1,9% a maggio 2025, rispetto al 2,2% di aprile, secondo le stime flash di Eurostat.

Le proiezioni della Commissione Europea indicano che l'inflazione potrebbe raggiungere il target del 2% della BCE entro metà 2025 e mediare l'1,7% nel 2026. Tuttavia, considerando i fattori discussi in questo articolo, è plausibile che l'inflazione possa stabilizzarsi a un livello ancora più basso, come l'1%. Ancora una volta, un'analisi della BCE evidenzia che la deflazione in Cina ha un impatto tangibile sui prezzi di importazione nell'area euro, riducendo le pressioni inflazionistiche.


Conclusione

In sintesi, la combinazione di costi di produzione decrescenti in Cina, un aumento delle esportazioni di beni a basso costo verso l'Europa, un euro forte, una crescita salariale in calo e prezzi del petrolio bassi crea un ambiente in cui l'inflazione in Europa potrebbe scendere sotto il target del 2% della BCE entro metà 2025 e mediare l'1,7% nel 2026. Questi fattori, agendo in simultanea, esercitano una pressione al ribasso sui prezzi, rendendo probabile la previsione di un'inflazione più bassa del previsto, anche se le proiezioni ufficiali suggeriscono un livello leggermente superiore.


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