Tensioni in Medio Oriente e Stretto di Hormuz: L’Impatto sui Prezzi del Petrolio e i Rischi per l’Inflazione
- Filippo Sala

- 16 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Il 16 giugno 2025, il prezzo del petrolio Brent è scambiato intorno a 75 dollari al barile.
Questo rappresenta un aumento significativo rispetto all'inizio di giugno, quando i prezzi erano intorno a 65 dollari al barile. Il 13 giugno 2025, i prezzi hanno registrato un balzo del 13%, il più grande in un solo giorno dal 2022 spinto dall'escalation del conflitto tra Israele e Iran.
Questo aumento riflette la crescente incertezza geopolitica e la paura di interruzioni nell'offerta.
Le guerre in Medio Oriente, in particolare il conflitto tra Israele e Iran, hanno avuto un impatto diretto sui prezzi del petrolio. L'attenzione si concentra sullo Stretto di Hormuz, un passaggio cruciale che trasporta circa il 20% dell'offerta globale di petrolio.
L'Iran ha minacciato di chiudere lo Stretto in risposta al conflitto e sebbene la chiusura completa sia considerata un evento remoto, la minaccia stessa ha già contribuito a mantenere i prezzi elevati, con mercati che reagiscono a ogni sviluppo.
Potenziale Impatto della Chiusura dello Stretto di Hormuz
La chiusura dello Stretto di Hormuz rappresenterebbe uno scenario catastrofico per i mercati petroliferi globali. Deutsche Bank stima che i prezzi potrebbero raggiungere i 120 dollari al barile in caso di chiusura. Altri analisti suggeriscono un intervallo più ampio, con stime che vanno da 100 a 150 dollari al barile a scenari estremi di 200-300 dollari al barile ma al momento sembra una stima esagerata.
Rischi per l'Inflazione
Un aumento dei prezzi del petrolio ha implicazioni dirette sull'inflazione, aumentando i costi di trasporto, produzione e riscaldamento, che si riflettono nei prezzi al consumo.
Un aumento di 10 dollari al barile potrebbe portare a un incremento di 5 pence al litro per la benzina nel Regno Unito, con effetti attesi entro 10 giorni.
Inoltre, i prezzi del gas naturale sono aumentati del 15% nell'ultima settimana, passando da 81 a 93 pence per therm esponendo ulteriormente l'economia britannica, con bassi livelli di stoccaggio e dipendenza dall'energia a gas.
A livello europeo, la Banca Centrale Europea (BCE) aveva previsto un'inflazione del 2% per il 2025, come indicato in una conferenza stampa del 5 giugno 2025. Tuttavia un aumento sostenuto dei prezzi energetici potrebbe invertire la tendenza di raffreddamento dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, con implicazioni simili per l'Eurozona. Le proiezioni della BCE del giugno 2025 assumono prezzi energetici più bassi, un presupposto ora a rischio. Questo potrebbe portare la BCE a essere più cauta sui tagli dei tassi di interesse con mercati che prevedono due ulteriori tagli della Banca d'Inghilterra quest'anno, ma con riluttanza se l'inflazione supera le aspettative.
Conclusione
In sintesi, i conflitti in Medio Oriente e la minaccia di chiusura dello Stretto di Hormuz hanno già spinto i prezzi del petrolio a livelli elevati, con potenziali aumenti significativi in scenari peggiori. I rischi per l'inflazione sono considerevoli, con implicazioni per le politiche monetarie e i costi per i consumatori.














