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Stati Uniti: segnali di frenata dal lavoro, ma il PIL sorprende. La Fed si prepara al taglio

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 4 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Di Filippo Sala


Tra ultimi giorni di luglio e i primi di agosto, una serie di dati macroeconomici chiave hanno tracciato un quadro più nitido (e, per certi versi, preoccupante) dello stato attuale dell’economia statunitense. Sebbene il PIL del secondo trimestre abbia superato le aspettative, la dinamica sottostante mostra segnali di indebolimento. Il mercato del lavoro ha iniziato a perdere slancio in modo più visibile, e la fiducia dei consumatori, seppur in leggero miglioramento, resta debole. Un mix di elementi che nel loro insieme, sembrano aver aperto la strada al primo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, forse già nel prossimo meeting di settembre.

Mercato del lavoro, la prima crepa

Il mercato del lavoro statunitense ha dato segni concreti di rallentamento.

La pubblicazione del report JOLTS ha mostrato una flessione delle posizioni aperte, scese a 7,437 milioni, con una riduzione di oltre 275.000 unità. Si tratta di un dato accompagnato da una diminuzione parallela delle assunzioni. La domanda di lavoro sta calando, e non solo nelle statistiche siccome anche la percezione degli americani lo conferma.

A rafforzare questo segnale è arrivato l’ADP Employment Report, che ha registrato 104.000 nuovi posti nel settore privato a luglio, un dato che incorpora anche una forte revisione al ribasso di giugno. Ma il colpo più forte è arrivato venerdì con i Non-Farm Payrolls ufficiali del Bureau of Labor Statistics: solo 73.000 nuovi occupati, contro le attese di 106.000.

Ancora più significativo è il dato delle revisioni: i mesi di maggio e giugno sono stati corretti verso il basso per un totale di 258.000 posti in meno rispetto alle stime iniziali.

Non possiamo ancora dire di essere davanti a un mercato del lavoro in crisi, ma sicuramente possiamo affermare che il sistema sta mostrando crepe. Questo cambiamento ha un impatto diretto sulla visione prospettica della Fed: quando il lavoro rallenta e le pressioni salariali si abbassano, si allentano anche le resistenze a un intervento espansivo.

Fiducia dei consumatori

La fiducia dei consumatori è rimasta su livelli contenuti a luglio. L’indice della Conference Board è salito lievemente a 97,2, ma i consumatori segnalano una percezione del mercato del lavoro ancora pessimistica. In particolare, la quota di intervistati che ritiene difficile trovare lavoro è al livello più alto dal 2021.

L’indice di fiducia dell’Università del Michigan si è attestato intorno a 61,8 (da 60,7), mentre le aspettative di inflazione sono in leggero calo: le attese a 12 mesi scendono a circa 4,4%. Complessivamente questi dati suggeriscono che, nonostante un lieve miglioramento nell’ottimismo, i consumatori restano preoccupati per l’occupazione e per la pressione sui prezzi, fattori che potrebbero frenare la domanda interna nei mesi a venire.


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PIL oltre le attese, ma...

In controtendenza rispetto agli altri indicatori, il PIL statunitense del secondo trimestre ha mostrato una crescita annualizzata del 3,0%, superiore al 2,9% stimato dal GDPNow della Fed di Atlanta e ben oltre le attese di mercato.

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Tuttavia, andando ad analizzare meglio il dato notiamo la forza dell’espansione si rivela meno solida di quanto sembri.

Il dato è stato infatti trainato dalla forte contrazione delle importazioni, che ha migliorato il saldo commerciale e gonfiato il PIL nominale. Le vendite finali a privati interni sono cresciute solo dell’1,2%, in netto calo rispetto al trimestre precedente (+1,9%).

In altre parole, se l’economia è cresciuta è stato più per un effetto contabile che per una reale accelerazione dell’attività interna.


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Federal Reserve, cambiamenti in vista

In questo contesto, la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati nella riunione del 30 luglio, lasciando il tasso a 4,25%-4,50%. La decisione era ampiamente attesa, ma le dichiarazioni che l’hanno accompagnata sembravano escludere un taglio imminente, siccome suggerivano ancora molta cautela.

Tuttavia, i dati usciti successivamente hanno cambiato il quadro. Dopo il report sull’occupazione di venerdì, i future sui Fed Funds hanno reagito con forza: secondo i dati di CME FedWatch Tool, le probabilità di un taglio di 25 punti base a settembre sono salite all’85%. In altre parole, i mercati stanno scommettendo in modo massiccio su una svolta accomodante da parte della Federal Reserve.


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In conclusione la FED, dopo mesi di pressioni da parte del presidente Donald Trump, ha ora lo spazio per iniziare un'allentamento nella politica monetaria.

L’economia statunitense continua a crescere, ma sempre più a rilento e con fragilità emergenti, soprattutto sul fronte del lavoro. I segnali di frenata non sono più episodici ma sistemici, e la fiducia dei consumatori non mostra slanci sufficienti per sostenere la domanda senza interventi.

Settembre potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ciclo. I dati macro l’hanno detto chiaramente.

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