Wall Street nella bufera: utili in crisi e fuga verso l’estero
- Filippo Sala

- 22 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Wall Street nella bufera: utili in crisi e fuga verso l’estero
È un aprile difficile e Wall Street sembra navigare in una tempesta perfetta. L’S&P 500 ha perso il 10% da gennaio, travolto da un’ondata di pessimismo che ricorda i giorni più duri della pandemia. Gli utili aziendali sono sotto pressione, le tariffe di Trump seminano incertezza, e gli investitori, sempre più nervosi, iniziano a guardare verso mercati più tranquilli oltreoceano. Ma cosa sta scuotendo così tanto i mercati americani?
Gli analisti stanno rivedendo al ribasso le previsioni sugli utili delle aziende USA a una velocità che non si vedeva dal 2020. Michael Wilson di Morgan Stanley descrive un quadro preoccupante, con un indice che misura la distribuzione delle revisioni degli utili a livelli estremi, un chiaro segnale di sfiducia. Le aspettative di crescita per il primo trimestre sono precipitate da un promettente +11,4% a un debole +6,9%, secondo i dati di LSEG. Nessun settore sembra immune, dalla tecnologia ai consumi, e se l’economia dovesse scivolare in recessione, gli utili potrebbero crollare del 24%, come prevede Ned Davis Research.
Intanto, l’S&P 500 arranca, oscillando tra 5.000 e 5.500 punti dopo aver lasciato sul terreno il 10% dai massimi di febbraio. JPMorgan avverte che, in caso di peggioramento, l’indice potrebbe precipitare fino a 4.000 punti.
A peggiorare le cose ci pensano le tariffe di Trump, un vero terremoto per i mercati.
Dazi al 145% sulla Cina e misure pesanti contro Canada e Messico fanno temere un’impennata dell’inflazione e un rallentamento globale. Goldman Sachs stima che queste politiche potrebbero ridurre gli utili dell’S&P 500 del 2-3%. Una tregua di 90 giorni su alcuni dazi non ha rassicurato gli investitori, e l’indice della paura, il VIX, è schizzato ai massimi delle ultime settimane.
Non sorprende che molti stiano cercando rifugio altrove, l’oro, a 3.170 dollari l’oncia, è sempre più un porto sicuro, e il dollaro, al minimo da ottobre 2024, riflette un’America meno attraente per i capitali.
Cosa riserva il futuro? UBS scommette su un S&P 500 a 5.800 punti entro fine anno, ma avverte che senza un passo indietro sulle tariffe, la recessione è dietro l’angolo.
JPMorgan alza al 60% la probabilità di una crisi globale, e la Federal Reserve, nonostante i contrasti con Trump, potrebbe tagliare i tassi quattro volte nel 2025.
Per ora, Wall Street è a un bivio: utili in calo e tariffe spingono gli investitori verso lidi più sicuri, e la volatilità sembra destinata a restare. La fuga dai mercati USA è davvero iniziata? I prossimi mesi ce lo diranno.














