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Trump vs Cina: l’Ultimatum che Può Cambiare il Mondo

  • Immagine del redattore: Filippo Sala
    Filippo Sala
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Scade oggi l’avvertimento di Washington: dazi all’84% o distensione? I mercati trattengono il fiato


Oggi, 8 aprile 2025, il mondo economico trattiene il fiato: scade l’ultimatum lanciato dal presidente statunitense Donald Trump alla Cina.

Il messaggio è chiaro: se Pechino non ritirerà i dazi del 34% imposti sui beni americani in risposta alle tariffe USA del 2 aprile, Washington è pronta a inasprire ulteriormente la sua politica commerciale, portando i dazi sui prodotti cinesi fino a un possibile 84%. Non è ancora del tutto chiaro se questo significhi un incremento assoluto del 50% o un aumento del 50% calcolato sulla base del 34% esistente, ma in entrambi i casi si tratterebbe di una mossa senza precedenti nella già tesa guerra commerciale tra le due superpotenze.


Il countdown è iniziato e l’attenzione si concentra sull’orario limite: la mezzanotte di Washington, corrispondente alle 6:00 del mattino in Italia. Entro quel momento, si attendono segnali concreti da entrambe le parti, con i mercati globali pronti a reagire a ogni minima oscillazione. La posta in gioco è altissima: Cina e Stati Uniti rappresentano i due pilastri dell’economia mondiale, e un’escalation potrebbe avere ripercussioni su scala planetaria.


Tre scenari possibili

Gli analisti delineano tre potenziali sviluppi, ciascuno con implicazioni diverse per i mercati e l’economia globale:

  1. Trump aumenta i dazi immediatamente

    Se gli Stati Uniti procedessero con l’aumento tariffario subito dopo la scadenza dell’ultimatum, ci troveremmo di fronte allo scenario peggiore. Un balzo dei dazi fino all’84% potrebbe innescare un sell-off sui mercati azionari, con gli investitori che si preparano a un ulteriore deterioramento delle relazioni commerciali. In questo caso, si teme un test del “doppio minimo” sui principali indici, un segnale tecnico che potrebbe preludere a una fase di maggiore instabilità. Il danno non si limiterebbe agli Stati Uniti e alla Cina: l’intera supply chain globale, già sotto pressione, subirebbe un duro colpo.

  2. Trump rinvia l’aumento dei dazi

    Un secondo scenario prevede che Trump decida di posticipare la mossa, magari di qualche giorno, per valutare ulteriori sviluppi o negoziati. Sebbene questo resti un esito negativo, il rinvio potrebbe offrire un respiro temporaneo ai mercati, favorendo un minirally di sollievo. Gli investitori, infatti, potrebbero interpretare il ritardo come un’apertura al dialogo, anche se il rischio di un inasprimento futuro rimarrebbe intatto. Sarebbe una sorta di “calma prima della tempesta”, con i trader pronti a cogliere opportunità di breve termine.

  3. Trump rinuncia all’aumento, citando “progressi”

    Lo scenario ottimale vedrebbe Trump fare un passo indietro, magari giustificando la scelta con presunti “progressi” nei contatti con la Cina. Questo esito, per quanto improbabile data la retorica aggressiva del presidente, scatenerebbe un rally significativo sui mercati. La Cina, insieme all’Unione Europea, è uno dei principali esportatori verso gli Stati Uniti, e una distensione, anche solo temporanea, ridarebbe fiducia agli operatori economici. Wall Street e le borse asiatiche potrebbero festeggiare, con un’impennata degli indici guidata dai settori più sensibili al commercio internazionale.


Un punto di svolta per l’economia globale

La giornata di oggi si candida a essere un momento cruciale. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che si trascina ormai da anni, ha già mostrato i suoi effetti: catene di approvvigionamento ridisegnate, prezzi al consumo in aumento e incertezza per le imprese. L’ultimatum di Trump non è solo una prova di forza politica, ma anche un test della resilienza economica globale. La Cina ha già fatto sapere di non essere disposta a cedere, definendo le minacce americane “un errore sopra un errore” e promettendo di “combattere fino alla fine”. Questo muro contro muro lascia poco spazio alla diplomazia, almeno nel breve termine.

I mercati, nel frattempo, oscillano tra paura e speranza. Un’escalation tariffaria potrebbe accentuare i timori di recessione globale, già alimentati dal rallentamento della crescita in diverse economie. Al contrario, un segnale di distensione, per quanto tenue, potrebbe ridare slancio a un sistema economico che cerca disperatamente stabilità. Quel che è certo è che le prossime ore saranno decisive: entro l’alba italiana, il mondo saprà se Trump avrà premuto il grilletto o se avrà scelto, almeno per ora, di tenere il colpo in canna.

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