Trump Scuote i Mercati: Dazi del 25% sui Camion e del 100% sui Farmaci dal 1° Ottobre
- Filippo Sala

- 26 set
- Tempo di lettura: 2 min
In un contesto di crescente protezionismo economico, il Presidente Donald Trump ha annunciato una serie di nuove tariffe doganali mirate a rafforzare la produzione interna statunitense, con impatti significativi su settori come i trasporti e la farmaceutica.
Annunciati tramite post su Truth Social e confermati da fonti ufficiali, questi dazi entreranno in vigore il 1° ottobre 2025, puntando a contrastare quella che Trump definisce "concorrenza sleale" da parte di produttori esteri.
Per i camion pesanti, il dazio del 25% si applica a tutti i veicoli importati, esclusi quelli prodotti da aziende che stanno investendo in fabbriche USA. Questo annuncio mira a proteggere giganti americani come Freightliner e Mack Trucks, potenzialmente riducendo le importazioni da Europa e Asia.
Analisti di Bloomberg stimano che ciò potrebbe aumentare i costi operativi per le flotte logistiche del 10-15%, con ripercussioni su catene di fornitura come quelle di Amazon o Walmart. In termini di mercato, azioni di produttori esteri come Volvo AB hanno visto cali immediati in borsa, mentre quelle USA hanno guadagnato terreno.
Ancora più controverso è il dazio del 100% su tutti i farmaci di marca e brevettati importati.
Questa tariffa si applica a meno che le compagnie farmaceutiche non dimostrino di essere in fase di costruzione di impianti produttivi negli Stati Uniti. L'obiettivo dichiarato è ridurre la dipendenza da fornitori esteri, in particolare da India e Cina, che dominano il mercato globale dei farmaci.
Tuttavia questo potrebbe colpire duramente farmaci per condizioni rare e gravi, dove alternative domestiche sono limitate.
Questi dazi non sono isolati: includono anche un 50% su armadi da cucina e vanità da bagno, e un 30% su mobili imbottiti. Si nota che tale approccio riflette una strategia più ampia per rilanciare l'industria manifatturiera, potenzialmente creando migliaia di posti di lavoro, ma a rischio di inflazione e ritorsioni internazionali. Ad esempio, l'Unione Europea ha già espresso preoccupazioni, e la Cina potrebbe rispondere con tariffe su esportazioni USA come soia o tecnologia. Esperti argomentano che questi dazi potrebbero innescare una spirale inflazionistica, con stime di un +0.5-1% sull'inflazione USA entro il 2026. Al contrario, sostenitori vedono opportunità per reshoring, con potenziali investimenti da miliardi in nuovi impianti.














