Petrolio Fermo in Attesa dei Dazi USA: Mercati Cauti
- Filippo Sala
- 2 apr
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Le misure di Trump al vaglio: tra rischi per la domanda e incertezze globali
Mercoledì i prezzi del petrolio hanno mostrato una stabilità apparente, con variazioni minime che riflettono la cautela degli operatori. L’attesa è tutta per l’annuncio dei nuovi dazi statunitensi, previsto per le 20:00 GMT, che potrebbe inasprire le tensioni commerciali globali e comprimere la domanda di greggio. Alle 08:58 GMT, il Brent ha ceduto 7 centesimi, pari a un calo dello 0,09%, stabilizzandosi a 74,42 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) ha perso 5 centesimi, scendendo dello 0,07% a 71,15 dollari.
La Casa Bianca ha reso noto martedì che il presidente Donald Trump svelerà oggi un pacchetto di misure tariffarie, senza però specificarne l’ampiezza o i dettagli operativi. Queste politiche potrebbero avere un duplice effetto: da un lato, spingere l’inflazione verso l’alto; dall’altro, ostacolare la crescita economica e alimentare conflitti commerciali su scala internazionale. “Il rimbalzo dei prezzi visto il mese scorso si è fermato.
Il Brent fatica a superare la soglia dei 75 dollari, e ora l’interesse si concentra sull’impatto che i dazi di Trump potrebbero avere sull’economia globale e sulla richiesta di petrolio, più che sulle limitazioni dell’offerta legate alle sanzioni,” ha osservato Ole Hansen, analista senior di Saxo Bank. Hansen ha poi aggiunto che eventuali tasse sulle importazioni di greggio potrebbero tradursi in un aumento dei costi per i carburanti raffinati, un elemento che i mercati stanno tenendo d’occhio.
Trump ha presentato il 2 aprile come una data simbolo, il cosiddetto “Giorno della liberazione”, promettendo dazi che potrebbero scuotere le fondamenta del commercio mondiale. L’appuntamento è fissato per le 16:00 ET (20:00 GMT). “Il sentiment è orientato verso il pessimismo: se i dazi saranno meno severi delle attese, è improbabile che il Brent decolli; al contrario, misure più dure potrebbero scatenare una brusca correzione al ribasso,” hanno scritto gli esperti di BMI in una nota agli investitori. A rendere il quadro ancora più complesso, Trump ha ventilato l’ipotesi di tariffe aggiuntive sul petrolio russo e, all’inizio della settimana, ha inasprito le sanzioni contro l’Iran, proseguendo la sua campagna per strangolarne le esportazioni energetiche.
“Fino a quando non avremo chiarezza sull’entità di queste misure, i mercati resteranno instabili. La prospettiva di dazi sul greggio russo offre un parziale sostegno ai prezzi, ma il rischio maggiore è legato all’incognita tariffaria,” ha spiegato Ashley Kelty, analista di Panmure Liberum. Sul fronte interno statunitense, i dati sulle scorte di petrolio presentano segnali contrastanti. Stando a indiscrezioni attribuite all’American Petroleum Institute (API), nella settimana chiusa il 28 marzo le riserve di greggio sono cresciute di 6 milioni di barili. Tuttavia, le scorte di benzina sono calate di 1,6 milioni di barili e quelle di distillati di 11.000 barili. Una panoramica più definita arriverà mercoledì con il rapporto ufficiale dell’Energy Information Administration (EIA), atteso come un indicatore chiave per valutare lo stato della domanda nel principale consumatore mondiale di petrolio.
In questo contesto di incertezza, i prezzi del petrolio oscillano tra i timori di un rallentamento economico globale e le pressioni geopolitiche che ne limitano il crollo. L’esito delle decisioni di Trump sarà decisivo per il futuro del mercato energetico.